Una valida consulenza legale, almeno a parere di chi scrive, contempla anche il coinvolgimento attivo e consapevole del cliente. In altre parole un buon avvocato non è solo quello che sa affrontare i casi con competenza: un’abilità importante da non sottovalutare è proprio quella di far capire al cliente che ha dato il mandato come ha intenzione di procedere nello sviluppo della strategia difensiva. In questo senso l’obbligo di preventivo legale rappresenta un passo importante ma non sempre è sufficiente.
Consulenza legale su internet: capire senza improvvisare
Da questa prospettiva occorre valutare anche l’impatto che internet ha avuto nella consulenza legale: dalla scelta del professionista alla partecipazione alla strategia difensiva. Sicuramente il diritto resta una materia molto tecnica, un terreno difficile in cui addentrarsi senza le dovute competenze professionali. Ma oggi l’avvocato non è più una sorta di “mago” al quale si affidano le proprie sorti senza comprendere quello che sta succedendo. Il cliente, giustamente, vuole essere informato e in questo internet rappresenta indubbiamente un canale utile per informarsi e mettere a confronto la propria esperienza con quella di altri utenti su casi simili. Si possono chiedere pareri legali online etc. Il rischio, dall’altro lato della medaglia, è quello di diffondere informazioni sbagliate: come avviene ad esempio anche in ambito sanitario, nelle professioni tecniche bisogna prestare attenzione alle diagnosi di persone non esperte. Insomma: non si prende una laurea in giurisprudenza o in medicina su Google questo è importante ricordarlo.
Ecco perché anche su internet bisogna selezionare secondo specifici criteri gli avvocati online.
Anche grazie ad internet però oggi i clienti sono più consapevoli degli step della consulenza legale. Ma questo significa che possono essere in qualche modo considerati responsabili dell’esito della causa insieme all’avvocato?
Strategia difensiva e responsabilità dell’avvocato
A tal proposito richiamiamo la sentenza della Cassazione numero 10289 del 2015. I giudici della Suprema Corte hanno ribadito che l’unico responsabile della strategia difensiva è il professionista, anche se questa è stata sollecitata dal cliente. Partendo da questa premessa gli Ermellini hanno confermato la violazione dell’art. 1176, co 2, cod. civ. per l’adozione di mezzi difensivi pregiudizievoli al cliente anche in questo tipo di ipotesi.
Il dispositivo ha fornito anche l’occasione per ribadire un assunto importante e non trascurabile ovvero che l’obbligazione dell’avvocato rientra nelle obbligazioni di mezzi e non di risultato. In altre parole quindi l’avvocato non è tenuto a vincere la causa se applica la strategia giusta. Ma se non lo fa è lui a risponderne e non anche il cliente a prescindere da quanto questo sia stato parte attiva nella scelta. Di fronte a pressioni eccessive quindi l’avvocato farebbe bene a “perdere” il cliente e non la causa.